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LA NOSTRA STORIA

La natura montuosa del territorio ha profondamente influenzato  la storia dei popoli che lo hanno abitato, anticamente tutto il territorio che comprendeva l’Appennino era ricoperto completamente dal mar Mediterraneo con molta probabilità la catena del Gran Sasso e quella dei Monti della Laga si trovavano ad enorme distanza tra loro, con il passare dei secoli il continuo spostamento naturale dei continenti ha favorito l’avvicinarsi delle due aree, fino a quando l’intera zona della valle dell’Aterno e la conca aquilana, si formò  un’enorme lago pleistocenico che venne popolato in epoca relativamente tarda rispetto ad altre aree regionali. La testimonianza dell’esistenza della distesa d’acqua sono i residui lacustri rimasti per lungo tempo nella vallata,  i primi insediamenti dovettero collocarsi in altura; una delle prime presenze umane è difatti localizzata sull’antico Poggio Cis, l’attuale Monte Civitella posto alle spalle dell’abitato di Capitignano. Probabilmente coincide  con il popolamento dell’appennino abruzzese da parte di popoli pastorali Sabini, seguendo il rito del Ver Sacrum (primavera sacra), con il quale si consacravano agli dei i nati durante la primavera. Essi, una volta divenuti adulti, lasciavano il proprio territorio per colonizzare una nuova terra, costituendo così un nuovo popolo.

Anche il nostro altipiano era caratterizzato dalla presenza  di un’enorme lago pleistocenico che ha causa degli intensi e frequenti e quanto mai catastrofici terremoti che caratterizzarono la formazione degli Appennini,  provocarono delle frane che svuotarono l’invaso. Poggio Cancelli al contrario di Campotosto e Mascioni abbandona il vecchio sito probabilmente distrutto e si trasferì nella pianura sfruttando la nuova situazione e cercando collocazione forse nella parte estrema del bacino in prossimità del fiume Trontino.

L’età del bronzo in Europa abbraccia un periodo compreso tra il  II millennio e il  900 a.C. In questo arco di tempo, si sviluppò la civiltà appenninica o dei pastori (XVI-XIII secolo a.C.), cultura organizzata lungo tutta la dorsale appenninica, si praticava l’allevamento stanziale, costituito prevalentemente da bovini, insieme a capre, pecore e maiali.  In estate il bestiame era condotto in montagna, mentre in inverno lungo le pianure più prossime. Con l’arrivo delle dominazioni Romane che assorbirono la popolazione italica svilupparono un’ intenso sistema viario che si basava su traffici trasversali Tirreno-Adriatico, attraverso la via Valeria, la via Claudia, la via Caecilia e la Salaria. Una serie di strade trasversali minori si erano create nelle valli dei fiumi discendenti all’Adriatico, quali il Tronto, il Vomano, il Sangro e il Trigno, segnano certamente il transito da qui in poi di tutte le successive dominazioni che con il loro passaggio colonizzeranno la popolazione ivi esistente.

Durante gli scavi nella pianura ( Le Prata) per l’estrazione della torba a circa 10 metri furono trovate vie romane che attraversavano l’intera vallata dal passo delle capannelle raggiungeva Poggio Cancelli, seguiva il fiume Trontino le strade romane seguivano sempre il corso dei fiumi, fino a raggiungere Amatrix (Amatrice) e si riuniva alla Salaria, vicino Retrosi c’era una torre d’avvistamento romana ora rimossa.

In zona la legenda vuole ci sia  il “Valico di Annibale” così come viene ancora chiamato in ricordo del mitico passaggio del condottiero cartaginese, si troverebbe sul  Monte Gorzano (2458) tra Pizzo di Sevo e Pizzo di Moscio abbarbicato sui Monti della Laga, dopo la vittoriosa battaglia del lago Trasimeno per evitare percorsi noti scelse di seguire tratti meno battuti e più selvaggi della Salaria per raggiungere l’Adriatico .

Nei pressi di Pizzo di Sevo, in località Macchie Piane (dopo Sommati), vi è un vecchio sentiero denominato Tracciolino di Annibale: la leggenda sostiene che abbia fatto parte dell’antico Passo di Annibale dove presumibilmente il cartaginese transitò insieme ai suoi elefanti.

Longobardi, popolazione di stirpe germanica, invasero l’Italia intorno al 568-774 d.c., poco dopo la caduta dell’Impero Romano, penetrando in profondità ed occupando gran parte della penisola.

Per i primi decenni dell’invasione Longobarda si ipotizza una situazione di vera e propria occupazione militare caratterizzata dall’obbligo dell’ Hospitalitasimposto con le armi dai conquistatori poi  attraverso  Principi e Baroni fondano nuovi paesi.

Nel 572 costituirono il Ducato di Spoleto, sotto il quale fu compreso il territorio di Montereale di cui Poggio Cancelli faceva parte. Il Ducato di Spoleto ebbe una vita molto lunga nel 1051 cessò il dominio sui nostri paesi e successivamente il Ducato fu annesso allo Stato Pontificio. Nei secoli XIII-XIV il territorio di Montereale comprendeva complessivamente 36 ville (villaggi) con un totale di circa 745 fuochi (case abitate). Nell’ambito della crescita territoriale di quel periodo, si decise di riunire le ville in 4 quarti (quartieri): S. Maria, S. Giovanni, S. Pietro e S. Lorenzo. Ogni quarto includeva un numero determinato di Ville. Nel 1788 Quarto S. Maria comprendeva 498 fuochi di cui a Poggio Cancelli 120 risultando la villa più abitata.

Quarto S. Maria: Cavallari, Colle Cavallari, Cavagnano, S. Vito, Cesariano, Marignano, Paco, Aglioni, Colle Noveri, Paterno, Aringo, S. Lucia e Poggio Cancelli.

I confini diocesani non sempre furono uguali a quelli politici, specialmente nel medioevo la Chiesa resto indipendente infatti, alla metà del XIII secolo: risale un elenco di chiese dipendenti dal vescovo di Rieti tra le quali è menzionata anche “Santa Maria di Campotosto” e San Giorgio “de Cancellis.

Dopo i Longobardi i Carolingi con Carlo Magno i Sassoni arriviamo ai Normanni dal 1035 fino al matrimonio dell’ultima erede Normanna e lo Svevo Enrico VI, durante il quale si ha la prima fondazione dell’Aquila , consolidata sotto gli Angioini. Nel 1273 la provincia dell’ Abruzzo fu suddivisa ancora in Abruzzo Ulteriore e Citeriore da Carlo I d’Angiò. L’Aquila vede la incoronazione di papa Celestino V nel 1294.

Agli Angioini seguono gli Aragonesi. La stabilità politica  all’instaurarsi degliAragonesi favorì la ripresa della transumanza che, tuttavia, a differenza dei tratturi principali rivolti verso l’Adriatico,  si indirizzava prevalentemente verso l’agro romano; questo aumentò considerevolmente i legami con lo Stato Pontificio.. Nella prima metà del XV secolo la pastorizia abruzzese ha il suo massimo splendore. Almeno la metà della popolazione d’Abruzzo dipendeva dalla pastorizia, sia direttamente che indirettamente. Vi erano oltre 3 milioni diovini e 30000 pastori. Tale sviluppo fu dovuto proprio alla transumanza.

Alla fine del 1500, con la venuta degli Spagnoli,  di fatto spariscono le condizioni di parziale autonomia  inizia un periodo di decadenza, ma fu anche un nuovo periodo d’oro  rappresentato dal regno di Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V che in occasione delle nozze con Alessandro dei Medicinipote di Papa Clemente VII, avvenute nel 1536, Carlo V costituì per la figlia una dote comprendente alcune terre d’Abruzzo tra cui la stessa Montereale entrando a far parte dello stato Farnesiano . Solo dopo 6 mesi il marito fu ucciso.

Quando donna Margherita d’Austria,  sposò Ottavio Farnese, Duca di Parma e Piacenza in seconde nozze, portò una ricca dote di cospicui e vasti feudi nel Mezzogiorno d’Italia e nel Regno di Napoli,  un patrimonio che rimase alla famiglia per due secoli, fino a che non passarono in casa Borbone
Durante questo periodo, Montereale raggiunse la sua massima estensione, comprendendo anche i territori di Capitignano e Mascioni e Poggio Cancelli  e visse un periodo di forte vivacità culturale.

Margherita d’Austria si trasferì nelle due residenze alternative di Cittaducale e Montereale a partire dal 1569. L’arciduchessa seppe mitigare gli effetti nefasti del malgoverno spagnolo sulla cittadinanza, adoperandosi soprattutto in favore delle classi medio-basse.

Al mantenimento del prestigio contribuirono le famiglie nobiliari insediatesi nell’area, tra cui principalmente quella dei Ricci, ma anche quelle dei Canofari e dei Cassiani. Forse coincide con l’arrivo del Barone Alimento Cerasa  per benefizio (beni concessi dal sovrano) a Poggio Cancelli con la fondazione all’altare del SS. Sacramento (vedi fonti libro di Aurelio De Santis) e qui fa costruire la chiesa di S. Maria Lauretana da mani esperte le sue fondamenta sono fatte da plinti visto che allora non si conosceva il cemento armato.

Il terremoto devastante dell’ ottobre 1639 con epicentro Amatrice del X grado della scala Mercalli descritto così

In cui viene menzionato Poggio Cancello presso Montereale riferendo il danneggiamento di parte del palazzo del sig. Lodovico Cerasi padrone di detto luogo, salva però la sua signoria e la sua famiglia.

 

Si tratta di una relazione a stampa redatta dal romano Carlo Tiberi (1639)  che probabilmente utilizzò le informazioni giunte a Roma negli ambienti della famiglia Orsini, che deteneva la signoria dei luoghi colpiti dal terremoto. La relazione fu pubblicata nello stesso anno in due successive edizioni, la seconda delle quali fu arricchita di numerosi particolari, forse appresi direttamente da alcuni degli scampati fuggiti a Roma.

I morti furono circa 500, limitati dal fatto che la prima scossa distruttiva fu preceduta da altre due, che avevano allarmato la popolazione. L’ammontare complessivo dei danni alle strutture edilizie fu molto rilevante: fra 400.000 e 1.000.000 di scudi secondo le diverse edizioni della relazione di Tiberi (1699)

Nel soccorso alla popolazione è attestato l’intervento diretto del principe Orsini, all’epoca feudatario del territorio di Amatrice. Tuttavia, i danni causati dalla perdita del bestiame d’allevamento, principale fonte dell’economia pastorale della zona, e il perdurare delle scosse spinsero parte della popolazione a emigrare verso centri più grandi, in particolare ad Ascoli Piceno e a Roma.

Ad Amatrice alcune sorgenti si disseccarono e altre si intorbidirono; ad Accumoli in un vigneto di proprietà dei frati francescani fu osservato un avvallamento superficiale.

Nel 1703 ci fu un’altro devastante terremoto con epicentro Montereale, porterà anche questo grande distruzione fra cui la chiesa di S. Maria Lauretana a Poggio Cancelli, con la ricostruzione dell’altare in stile barocco secondo lo stile d’allora, mentre San Giorgio essendo una costruzione più bassa subì meno danni tuttavia anch’essa nel 1949 fu riedificata ex novo invertendo l’entrata cosi da potersi trovare sulla via principale a spese di Livio Annibaldi, nella parte posteriore è possibile ancora vedere il concio della porta d’ingresso originale come del resto anche la torre campanaria. .

Il 1700 è fortemente condizionato dal terribili terremoti( almeno 7) che porteranno ad una grave crisi di tutto il territorio, in particolare ad un collasso della popolazione nella città. La ripresa sarà lenta e vedrà il riversarsi in città di nuove famiglie dal contado.

Le perpetue limitazioni imposte dal dominio spagnolo portarono, tuttavia, all’esplosione di tumulti che, a partire dalla rivolta aquilana del 1632, si estesero anche in Alto Aterno per tutta la durata del XVIII secolo.

 

Nel 1713 -14 la numerazione dei fuochi effettuata sul luogo dall’uditore della Regia Udienza Nicola Cimino evidenzia con un elenco analitico i fuochi presenti in ciascun centro e le variazioni demografiche intercorse tra il 1669 ed il 1714 a Poggio Cancelli da 134 fuochi (nuclei familiari) si passa a 77 con una diminuzione di 57 fuochi. La diminuzione nel corso di quasi 60 anni non è imputabile solo all’immigrazione verso lo Stato Pontificio o all’epidemia pestilenziale del 1656 che colpi pesantemente l’Abruzzo ma al terremoto del 1703 che causò perdite rilevanti in tutta la zona. L’abbandono e l’emigrazione definitiva causata da una resistenza collettiva contro  la Reale Corte che impone tasse in modo indiscriminato, la realtà ambientale povera di risorse e rigida nel clima porta a due tipiche espressioni della pastorizia transumante e all’immigrazione stagionale che produce un flusso di denaro cospicuo ma irregolare e in valuta estera dello Stato Pontificio, lo sfruttamento delle difficoltà monetarie costringe ad accettare alti tassi di interesse per l’anticipo di somme o per il cambio delle valute. I pesi che gravano sugli abitanti delle ville sono costituiti da debiti per le doti, censi enfiteutici e spese di casa per il vitto e il vestiario, per esempio un nucleo (fuoco) composto da tre adulti senza proprietà e qualche animale a Poggio Cancelli ( da Giorgio del fu Filippo Gentile) dove padre e figlio sono segatori le tasse sono ducati 40 mentre a Paganica sono ducati 25.

Il settecento si chiude con l’invasione francese del 1798, che per un periodo di 10 anni, prima del rientro dei Borboni, determina alcuni scossoni all’economia del territorio (editto del 1806 sulle terre del Tavoliere delle Puglie) che obbligava i pastori alla transumanza solo verso la Puglia con il pagamento di forti dazi. Tuttavia L’Abruzzo Ultra (Aquilano) primeggia ancora su tutte la provincie del regno grazie alla pastorizia e gode ancora di un buon livello di ricchezza economica.

 

 

Nel 1788 una nota de luoghi pii e laicali e misti della provincia dell’Aquila riporta la riforma corrente da corrispondere in denaro per poter pregare nelle chiese

CASTELLO di POGGIO CANCELLI di monte reale

Cappella del Sagramento nella chiesa Arcipretale di S. Maria di Loreto          ducato 1 e grana50

Cappella del Rosario in detta chiesa                                                                  ducato 1 e grana50

Cappella di S. Antonio di Padova in detta chiesa                                              ducato 1 e grana50   

Chiesa di San Giorgio                                                                                        ducato 1 e grana50

Cappella del Suffraggio in detta chiesa                                                             ducato 1 e grana50

Monte frumentario di detta chiesa                                                                     ducato 1 e grana50

Cappella di San Antonio Abate nella chiesa di San Giorgio                             ducato 1 e grana50

Chiesa Santa Maria delle Grazie                                                                       ducato 1 e grana50

 

Nell’ istorica descrizione del regno di Napoli del 1795 si descrive le caratteristiche climatiche delle città terre casali villaggi ecc. Poggio Cancelli casale: diocesi di Rieti pertinenza di Monte Reale d’aria buona fa di popolazione 347abitanti.

Nel 1796 nel dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli viene definito villa Reggia dello stato di Monte Reale nella provincia dell’Aquila ed in diocesi di Rieti in regno, situata in luogo piano, d’aria buona e nella distanza di sedici miglia in circa dalla città dell’aquila, che si appartiene al patrimonio privato del Re nostro Signore per la successione a’ beni Farnesiani. In questa villa regia sono da notarsi soltanto due chiese parrocchiali sotto l’invocazione di Santa Maria e di San Giorgio.

Il suo territorio produce grani, legumi, vini, e castagne. La sua popolazione ascende a 515 sotto la cura spirituale d’un arciprete e da un coadiutore.

Alla fine del XVIII secolo Campotosto si stacca dal potere amatriciano e diventa Comune centrale con l’annessione di Mascioni e Poggio Cancelli appartenute a Montereale. Sollecitati dal malcontento manifestato attraverso l’energico Arciprete Don Sante su tasse più alte delle altre ville non ottenendo in cambio alcun beneficio neanche il medico. La disputa durò a lungo fino al tribunale di Napoli il 14 luglio 1804 con parere favorevole vinta il 25 settembre 1804 ed emessa dallo stesso tribunale.

Nel 1815  il sovrano Borbone che prima d’allora assumeva in sé la corona napoletana (al di qua del Faro) come Ferdinando IV, e quella siciliana (al di là del Faro) come Ferdinando III, riunì in un’unica entità statuale il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, , Ferdinando IV con la denominazione di Regno delle Due Sicilie, dell’8 dicembre 1816Napoleone occupò nuovamente con le sue truppe il reame di Napoli, dichiarando decaduta la dinastia borbonica e nominando suo fratello Giuseppe Bonaparte re di Napoli.

Alla caduta di Napoleone i Borboni riconquistano il Regno delle Due Sicilie  fino all’Unita d’Italia.

 

Nella descrizione topografica fisica economica politica dè Reali Dominj al di qua del faro del regno delle due sicilie del 1835 descrive la popolazione delle nostre montagne “ Statura alta piucchè in altra provincia del regno, membra robuste, abbellite da vaghe forme e da fisionomia dolce e vivace, che fa aperto lo schietto animo ed il pronto e sagace ingegno, amore per la fatica e perseverante costanza nel patirne lietamente i travagli……Né paesi montuosi le donne divise ,dal finir di settembre sino al cominciar di giugno, dà mariti e da figliuoli più adulti, i quali menano le loro greggi verso valli lontane , sostengono con viril prudenza le cure della casa dè fanciulli dè vecchi, provvedono alle vestimenta della famiglia per tutte le stagioni dell’anno con drappi che filano e tessono con le loro mani e tingono di vaghissimi colori estratti da piante indigene dè loro monti……..Caratterizzati da una verde vecchiezza che serba tutto il vigor delle menbra oltre i cento anni nelle parti montuose fra le maestosi rocce che circondano le ridenti valli la calma della natura è in armonia con le moderate passioni dei tranquilli abitatori, divisi quasi dal resto del mondo e contenti di provvedere à pochi bisogni cò frutti della terra che rendono feconda cò loro sudori, nelle loro solenni feste religiose, per le quali sono serbati i risparmi dell’anno, le famiglie si radunano in lieti banchetti…………I gioghi più alti sono coperti di neve presso a poco per sette mesi cause che rendono denso il freddo la durata delle quattro stagioni i 36 giorni varii torbidi nebbiosi, 122 sereni, 73 piovosi,19 nivosi, 16 tempestosi…..l’autunno è la stagione più piovosa le brine sono frequenti e copiose, le gelate cadono sui monti fino alla fine di giugno,i venti predominanti sono boreali e grecali e menano frequenti nevi, in generale purissimo il clima e rare sono le malattie endemiche, dominano però,con ispezialità nell’inverno, le pleuriti, le angine,i reumi, i catarri,le gastro-enteriti, le cefalagie ecc. sogliono attribuirsi alla soverchia intensità del freddo……….popolazione 286 MASCHI, 299 FEMMINE, totali 585.

 

Nel 1841 la popolazione di Poggio Cancelli era di 537 abitanti

Dopo il 1861 il territorio aquilano si interna sempre più e rimane tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. L’industria manifatturiera, che era stata sempre una risorsa per la zona (seta, lana, lino, canapa) viene schiacciata dalla manifattura automatizzata francese e inglese. Lo stesso vale per le Cartiere, Fonderie e Concerie  per la concorrenza dei prodotti tedeschi, inglesi e francesi.

Alla fine dell’Ottocento venne annesso a Campotosto il paese di Ortolano situato dell’alta Valle dell ‘Aterno.

 

 

TEMPI RECENTI L’ULTIMO SECOLO

 

L’economia del territorio si sfalda progressivamente e l’emigrazione assume valori rilevanti aumentando l’isolamento dal resto del Paese.

Dopo il devastante terremoto di Avezzano nel 1915 ed i danni della I guerra mondiale i problemi economici della regione e dell’aquilano in particolare si acuiscono e l’emigrazione verso l’America si fa massiccia. Con l’avvento del fascismo il territorio viene riorganizzato in un tentativo di creare maggiore aggregazione fra le diverse aree. Poi, a seguito della II guerra mondiale, le condizioni economiche si aggravano ulteriormente e l’emigrazione riprende, soprattutto verso il nord Europa (Belgio, miniere ) e America (Argentina, Venezuela, Stati Uniti) assumendo valori rilevanti almeno fino agli anni sessanta.

Il regime promosse anche la realizzazione di un grande lago artificiale nei pressi della vicina vallata di Campotosto a scopi idroelettrici, ma successivamente la mancanza di insediamenti industriali portò al progressivo spopolamento di tutta la vallata che risultò evidente soprattutto a partire dal secondo dopoguerra quando l’emigrazione verso Roma, l’Italia settentrionale e l’estero portò al dimezzamento dei residenti.

La ripresa economica successiva a quegli anni investe anche l’Abruzzo. In particolare nell’aquilano la costruzione delle autostrade consente la fine dell’isolamento delle zone interne. Maturano le condizioni politico/economiche (amministrazione, capoluogo di regione, polo universitario), e strutturali per l’insediamento di industrie (elettronica, farmaceutica ecc.) e la creazione di laboratori di ricerca (Lab. di Fisica del Gran Sasso, Telespazio) che portano condizioni di sviluppo e di benessere.

La fine del XX sec. vede un rapido ridimensionamento delle industrie in concomitanza con la crisi economica generale.

Il terremoto del 2009 distrugge L’Aquila e vasta zona del suo territorio, ricreando condizioni di spopolamento, disgregazione sociale e decadimento industriale dalle quali la popolazione tenta faticosamente di risollevarsi.

Claudia  Inquintanelli

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Indirizzo

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